lunedì 22 novembre 2010

Però è raro perdere un paese

A seguito della querela di uno di quegli scrittori definiti "talebani cristiani" lo scrittore bosniaco è stato condannato.
Di Matvejecic il bellissimo "Breviario mediterraneo" ...
Siamo abituati a perdere.
Ogni giorno qualcuno intorno a noi si allontana o sparisce, un’amicizia o un amore impallidisce o si estingue, la morte si porta via uno dei nostri.
Perdere fa parte del nostro destino.
Però è raro perdere un paese. A me è capitato. Non parlo di uno stato o di un regime, ma proprio del paese dove sono nato e che, ancora ieri soltanto, era il mio.
Non c’è più.
Ho amato la Jugoslavia intera, indivisa, unita, senza peraltro essere un nazionalista jugoslavo.
Ho fatto miei in uno stesso tempo l’Adriatico e il lago di Ohrid in Macedonia, le Alpi slovene e le rupi montenegrine.
Ho considerato serbi e croati come fratelli, in particolare quelli tra loro che, come me, si opponevano allo sciovinismo serbo e croato.
Non perdonavo a costoro di disprezzare i bosniaci, di volerli asservire o convertire.
Mi sentivo a casa mia in Vojvodina, in mezzo a tante minoranze nazionali, e ho avuto un mucchio di amici nel Kosovo, tra gli albanesi. Mi davo da fare quanto potevo per essere di sostegno a un piccolo gruppo di italiani rimasti in Istria dopo un tragico esodo, così come ai nostri zingari, dispersi in ogni dove.
Gli zingari furono numerosi nel mio paese: qualche volta mi facevo passare per uno di loro”.
Predrag Matvejevic

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