venerdì 15 marzo 2013

Una chiesa che siede con i potenti, che cerca protezioni, che insegue riconoscimenti e glorie terrene, che notizia potrebbe rappresentare per il mondo?

Poco ci si ferma a pensare che, a volte, lo stile fa tutt'uno con il messaggio: uno stile potente, ricco, supergarantito, è tradimento dell'immagine del Dio che si spoglia. Questa sì notizia buona, notizia che racconta la discesa di un Dio che ama e annulla la distanza, di un Dio che dice beati i poveri in spirito. Uno stile potente, ricco, supergarantito è tradimento della notizia buona del vangelo per la quale i poveri ora passano avanti, perché i criteri di Dio sono diversi. Una chiesa che siede con i potenti, che cerca protezioni, che insegue riconoscimenti e glorie terrene, che notizia potrebbe rappresentare per il mondo? Non farebbe che riprodurre ossessivamente stili di pensiero e di vita ampiamente abusati, i vecchi criteri dei dominatori del mondo, modi di sentire che tutti purtroppo conosciamo e sui quali, per giusto doveroso pudore, dovremmo tacere il nome di Dio. Passata l'immagine di una chiesa trionfante sulla terra, instrumentum regni, basterebbe che ci chiedessimo quali sono le immagini che si accendono nell'immaginario collettivo al pronunciarsi della parola "chiesa". Immediatamente vengono a occupare la ribalta le figure del Papa, dei Cardinali, dei Vescovi, le immagini prepotenti delle assemblee prestigiose e colorate, delle celebrazioni spettacolari. Quando mai la parola "chiesa" evoca la chiesa "minore"? Quella che vive nel silenzio delle parrocchie, quella che cammina ogni giorno con la gente, condividendo gioie e tristezze, fatiche e speranze, chiesa dell'ascolto prima che della parola, chiesa che, come il suo pastore, prova compassione, che non ha nulla a che fare con coloro che caricano di pesi insopportabili i poveri e gli oppressi, chiesa che ne rivendica la dignità, perché ogni essere vivente porta in sé l'immagine di Dio, chiesa che non ha la fretta dei documenti, ma conosce l'arte di rallentare il passo, perché porta nel suo cuore la fatica dell'ultima pecora, quella gravida e quella ferita. Solo una chiesa minore potrà essere con i minori, la chiesa maggiore potrà solo dettare pronunciamenti dall'alto. (Angelo Casati, Extra pauperes nulla salus).

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