giovedì 6 marzo 2014

2° giorno L’uomo si trova al centro, libero di imboccare una delle due direzioni. Nel tempo di Quaresima, la Chiesa viene a ricordarci questa verità, chiedendoci la fatica di scegliere quella via che conduce alla vita e che senza alcun dubbio risulta più difficile e meno praticabile dell’altra.


 Il brano odierno intende descrivere quale sia la nostra condizione perenne come uomini che devono assumersi il peso dell’esercizio della nostra libertà: ci troviamo infatti davanti al bivio dove si biforcano due strade che conducono ciascuna ad un esito diverso e opposto: la via della vita e della benedizione e la via della morte e della maledizione. L’uomo si trova al centro, libero di imboccare una delle due direzioni.
Nel tempo di Quaresima, la Chiesa viene a ricordarci questa verità, chiedendoci la fatica di scegliere quella via che conduce alla vita e che senza alcun dubbio risulta più difficile e meno praticabile dell’altra. Nel vangelo di oggi si parla della croce e del rinnegamento di se stessi come la traduzione concreta di questa via della vita che Dio pone dinanzi all’uomo, senza tuttavia obbligarlo a percorrerla; non ci viene nascosto, però, che, per imboccarla, bisogna prepararsi accuratamente come un atleta si prepara alle prove agonistiche. Il tempo di Quaresima è la rappresentazione liturgica dell’addestramento dell’atleta a sostenere l’impegno della gara. Ma la consapevolezza di noi stessi come atleti e il fatto di trovarci perennemente davanti ad un bivio, ci permettono di intravedere anche un’altra verità che invece riguarda Dio: la sua volontà determinata di entrare in relazione con l’uomo, mantenendo intatta la sua libertà. Il Signore non vuole essere amato per forza o per obbligo. La Parola di Dio si limita a suggerirci che cosa scegliere. Ci invita a scegliere la via della vita (cfr vv. 19-20), lasciando aperta l’ipotesi di una scelta diversa; in questo modo soltanto noi siamo i responsabili dell’esito finale della nostra esistenza, per avere scelto la via della vita o della morte.  
Don Vincenzo Cuffaro

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