martedì 19 luglio 2016

Colmo di parole, tace.


La cella e il libro sono le stanze della solitudine e del silenzio.
Della solitudine, la cella, non casupola di frasche nel deserto, né carcere murato,
ma collocata al centro dell'uomo:
il cuore che mai non dorme,
vigile nell'ascolto,
metafora assoluta dell'abitacolo
e metonimia dell'intera persona umana.
Una cella segreta dove, al dire di Angela da Foligno,
«sta tutto il bene che non è qualche bene;
quel così tutto bene che non è nessun altro bene» (Memoriale, IX, 400). 
Del silenzio, il libro, deposito della memoria, antidoto al caos dell'oblio, dove la parola giace,
ma insonne, pronta a farsi incontro con passo silenzioso a chi la sollecita.
Amico discretissimo,
il libro non è petulante,
risponde solo se richiesto,
non urge oltre quando gli si chiede una sosta.
Colmo di parole, tace.

Tacet. Elogio del buon tacere
di Giovanni Pozzi

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