sabato 12 giugno 2010

non volli mai sacrificare un minuto di vita reale per una riga

"Gli uomini per i quali l'espressione dei propri pensieri è la cosa più importante della vita, e tutto il resto è secondario, sono di gran lunga più liberi, più forti e felici di quelli che parlano non per liberare se stessi ma per provocare negli altri una reazione. Schiavi del loro pubblico, senza quello non si sentono vivi. Esistono solo in funzione del pubblico, e neppure hanno coscienza della loro mancanza di libertà"

"Avevo voglia di scrivere [...] ma non volli mai sacrificare un minuto di vita reale per una riga, l'equilibrio per uno scritto, una tempesta dei sensi per la melodia delle liriche. Amavo troppo la vita. Io desideravo innanzitutto avere un'identità, in secondo luogo essere istruita, in terzo luogo essere istruita e moderna, in quarto luogo diventare istruita e moderna e in armonia con me stessa e con questo tremendo mondo disarmonico. E solo in quinto luogo desideravo scrivere, non per l'amico lettore, ma per purificarmi, sempre che fossi riuscita a capire chi ero prima di morire, e basta"

Nina Berberova, Il corsivo è mio

"La difficoltà non sta nell'avere una cosa nella testa, tutti nella testa hanno cose straordinarie, le hanno continuamente fino alla fine della loro vita, le cose più straordinarie, la difficoltà sta piuttosto nel far uscire queste cose straordinarie dalla testa e trasferirle sulla carta. Nella testa si può avere tutto ed effettivamente tutti hanno tutto nella testa ma sulla carta non c'è quasi nessuno che abbia qualcosa [...] Mentre nelle teste di tutte le persone ci sono le cose più straordinarie, sulle loro carte si trovano sempre le cose più banali assurde e pietose"
"Tutto è sopportabile, perchè è così comico. Non abbiamo altro al mondo che la commedia allo stato puro e qualunque cosa facciamo, non riusciremo mai a uscire dalla commedia [...] Ma per potere sopportare questa commedia, di tanto in tanto bisogna scaricare il cervello, liberarlo del suo contenuto come si fa con l'urina"
Thomas Bernhard, La Fornace  
"... sembra sia universale desiderio denigrare la capacità e sottovalutare la fatica del romanziere disdegnando opere che si raccomandano solo per intelligenza, spirito, e buon gusto. "Non sono un lettore di romanzi...Raramente do un'occhiata a un romanzo...Non crediate che leggo spesso romanzi...Non male, per essere un romanzo". Questa è la solita solfa. "Cosa sta leggendo, signorina?" "Oh, è solo un romanzo!" risponde la giovane donna posando il libro con indifferenza affettata o addirittura con vergogna. "E' solo Cecilia, o Camilla, o Belinda" ovvero, in breve, sono solo opere in cui si dimostrano le più grandi capacità intellettuali, la più profonda conoscenza della natura umana nella più limpida descrizione della sua varietà, la più vivace effusione di spirito e di umorismo, il tutto in linguaggio scelto e garbato"

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