mercoledì 22 gennaio 2014

All'opposto dell'illusione che pretende di possedere il tempo, sta la malinconia di chi percepisce il suo svanire come un fatto inarrestabile, contro il quale è inutile lottare e che è quindi meglio annegare nell'evasione.


Ma è possibile che proprio sotto questa verità, che alimenta la nostra angoscia, si nasconda anche un'altra verità capace di liberarci?
è pensabile che in quell'affanno che ci spinge a percorrere strade illusorie, ci sia una provocazione salutare che dovremo portare coraggiosamente allo scoperto?
In altre parole:
siamo così sicuri che la morte sia sotto ogni aspetto la fine del tempo?
"State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra" (Lc 21, 34 ss).
All'opposto dell'illusione che pretende di possedere il tempo,
sta la malinconia di chi percepisce il suo svanire come un fatto inarrestabile,
contro il quale è inutile lottare e che è quindi meglio annegare nell'evasione.
I due atteggiamenti - resistenza ed evasione -
sono strettamente collegati:
si può dire che il secondo è una conseguenza del primo,
quando diventa chiara l'illusione del possedere e del fare.
Nella realtà, noi passiamo un pò dall'uno all'altro modo di sentire
perché non possiamo attestarci stabilmente in nessuno dei due.
Anche la disperazione non può durare all'infinito
perché impone all'uomo una qualche decisione di uscirne;
la pressione alla quale essa lo sottopone lo costringe infatti a "sbilanciarsi".

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