venerdì 28 febbraio 2014

Il primo dono di cui prendersi cura è la parola della fede da conservare e da trasmettere nella sua integrità e nella sua forza.


Nelle parabole della vigilanza, insieme - all'invito a stare desti rivolti al ritorno del Signore, vi è quello 
di custodire la casa, 
di far fruttificare i talenti, 
di provvedere di olio le lampade, 
di praticare le opere della misericordia, 
di prendersi cura dei doni di Dio.
Il primo dono di cui prendersi cura è la parola della fede da conservare e da trasmettere nella sua integrità e nella sua forza. 
E' singolare come Paolo, avvicinandosi alla morte, raccomandi con urgenza al discepolo il compito di custodire le "sane parole" (2 Tm 1,13), "le parole che hai udito da me" e di "trasmetterle a persone fidate" (2 Tm 2,2). 
Queste ultime esortazioni dell'Apostolo, accorate e imperative ("custodisci, attingi forza, ricordati, richiama alla memoria, guardati bene, rimani saldo, ti scongiuro...": (cf 2 Tm 1,14, 2,1.8 14; 3,5.14, 4,1) valgono per tutti i discepoli del Signore ai quali è affidato il buon deposito della fede, da custodire e da trasmettere. 
L'impegno missionario, proposto in Partenza da Emmaus (1983), trova qui la sua sorgente.

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