domenica 23 febbraio 2014

Pregando con attenzione e devozione (e con le dovute pause!) e meditando i testi liturgici, ci metteremo nel giusto atteggiamento dei pellegrini che riprendono ogni giorno il cammino verso la mèta.


Il grido di tutti è l'anelito comune in cui ci aiutiamo, ci riconosciamo viandanti deboli e peccatori pieni di nostalgia del volto del Signore, desiderosi di tendere a lui con più purezza e verità. Se ciascuno di noi entrerà nei sentimenti del pellegrino cristiano, di colui che veglia nell'attesa dello Sposo, sarà più facile e più lieto il compito di camminare insieme nella continua conversione e nella gioia.
Per vivere tali atteggiamenti nulla è più efficace della liturgia.
Essa, soprattutto nella celebrazione eucaristica, è continuamente percorsa da aperture escatologiche, stimoli a guardare verso la patria celeste, desideri di eternità. Pregando con attenzione e devozione (e con le dovute pause!) e meditando i testi liturgici, ci metteremo nel giusto atteggiamento dei pellegrini che riprendono ogni giorno il cammino verso la mèta. La dimensione dell'attesa vigilante, del resto, è iscritta nella natura stessa della liturgia: "Ogni rito vive di memoria e si alimenta di speranza, annuncio dell'evento da cui è scaturita la salvezza e profezia che ne anticipa il compimento... Mentre attende e prega, la Chiesa sa che la sua attesa non andrà delusa, e che la sua preghiera non rimarrà senza esito" (11).

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