lunedì 17 marzo 2014

11° giorno Anche nelle cose umane avviene lo stesso: l’ascolto è amore; le parole pronunciate da coloro che amiamo hanno sempre un particolare peso per noi, e vengono ascoltate anche quando sono banali.


Nel testo di Daniele osserviamo un elemento piuttosto singolare: a proposito della colpevolezza di Israele davanti a Dio, non viene fatta una lista dei peccati compiuti dal popolo; si dice piuttosto, semplicemente, che Israele ha commesso dei misfatti; l’autore non precisa di cosa si tratta, perché egli intende sottolineare la causa remota del peccato, più che le sue singole manifestazioni, ovvero l’origine di tutte le forme di peccato che l’uomo può commettere. E questa origine viene presentata nei termini del peccato del non–ascolto. Nelle parole della preghiera penitenziale di Daniele, Israele non sembra colpevole di particolari gesti di ribellione contro Dio, o di particolari peccati che possano essere enumerati; esso è colpevole di quel peccato fondamentale che fa scaturire da sé tutti gli altri peccati possibili come da una sorgente: ed è il non–Amore verso Dio, la cui manifestazione più concreta è l’indifferenza verso la sua Parola. Questo ci dà molto da pensare, specialmente rispetto alla visione delle cose del cristiano medio, dove molto spesso la nostra coscienza è pacificata dall’idea di non avere commesso delle colpe particolarmente gravi, senza riflettere che, a conti fatti, la Parola della Scrittura non ha alcuna rilevanza nella nostra vita, e che questo, agli occhi di Dio, equivale a negargli il suo primato. Anche nelle cose umane avviene lo stesso: l’ascolto è amore; le parole pronunciate da coloro che amiamo hanno sempre un particolare peso per noi, e vengono ascoltate anche quando sono banali. Parimenti siamo spesso incapaci di prestare attenzione alle parole, anche sapienti, di chi non è amato. Sul piano della vita cristiana, si replica lo stesso fenomeno: la scarsa attenzione alla Parola di Dio è il segno più sicuro che la sua divina Persona non ha alcuna rilevanza nella nostra vita, e questo è un peccato di empietà. Il testo di Daniele, infatti, nella sua preghiera penitenziale, chiede perdono a Dio per non aver ascoltato coloro che Dio ha mandato per trasmettere a Israele la sua Parola.  
Don Vincenzo Cuffaro

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