sabato 22 marzo 2014

16° giorno Ed è sul tema della misericordia, che ritorna il vangelo di Luca al cap. 15, nella parabola del figliol prodigo; una lunga parabola che rappresenta, anch’essa, un’immagine estremamente efficace della disposizione di Dio verso l’uomo, personificata dal padre dei due figli che compaiono nella parabola. Essa è, intenzionalmente, raccontata ad un uditorio di pubblicani e di peccatori; di gente disprezzata da coloro che si ritenevano depositari della santità, in quanto perfetti osservanti della legge mosaica. E a questo uditorio di gente emarginata, Cristo dedica la parabola più bella del NT, una parabola che entra nelle profondità del cuore di Dio, e ne svela i sentimenti dalla tonalità paterna e materna allo stesso tempo. L’inizio della parabola è comune a tanti altri: “Un uomo aveva due figli”. Cristo, nelle sue parabole, non ci mette dinanzi a delle cose o a delle situazioni. Egli, in primo luogo, ci mette dinanzi una persona, come aveva fatto con il giovane ricco, che gli chiedeva quale cosa buona si debba fare per entrare nel regno di Dio. Cristo gli risponde mettendogli davanti innanzitutto Colui che è buono: “Uno solo è buono”. Dunque, è Lui che bisogna conoscere per entrare nella vita eterna, prima ancora di chiedersi quale cosa buona occorra fare. Con questo esordio la parabola ci mette immediatamente dinanzi alla chiave di comprensione della trama: il vero peccato dei due figli è la non conoscenza della paternità. La situazione che, poi, viene descritta acquista luce e significato, a partire dal punto di vista di questo padre, che rivela, nel modo di comportarsi con i suoi figli, una grande statura morale, e che personifica, al tempo stesso, l’atteggiamento di Dio verso l’uomo. La misericordia, che è il tema centrale di questa liturgia, viene sottolineata dalla parabola in diversi modi.


Ed è sul tema della misericordia, che ritorna il vangelo di Luca al cap. 15, nella parabola del figliol prodigo; una lunga parabola che rappresenta, anch’essa, un’immagine estremamente efficace della disposizione di Dio verso l’uomo, personificata dal padre dei due figli che compaiono nella parabola. Essa è, intenzionalmente, raccontata ad un uditorio di pubblicani e di peccatori; di gente disprezzata da coloro che si ritenevano depositari della santità, in quanto perfetti osservanti della legge mosaica. E a questo uditorio di gente emarginata, Cristo dedica la parabola più bella del NT, una parabola che entra nelle profondità del cuore di Dio, e ne svela i sentimenti dalla tonalità paterna e materna allo stesso tempo.
L’inizio della parabola è comune a tanti altri: “Un uomo aveva due figli”. Cristo, nelle sue parabole, non ci mette dinanzi a delle cose o a delle situazioni. Egli, in primo luogo, ci mette dinanzi una persona, come aveva fatto con il giovane ricco, che gli chiedeva quale cosa buona si debba fare per entrare nel regno di Dio. Cristo gli risponde mettendogli davanti innanzitutto Colui che è buono: c Con questo esordio la parabola ci mette immediatamente dinanzi alla chiave di comprensione della trama: il vero peccato dei due figli è la non conoscenza della paternità. La situazione che, poi, viene descritta acquista luce e significato, a partire dal punto di vista di questo padre, che rivela, nel modo di comportarsi con i suoi figli, una grande statura morale, e che personifica, al tempo stesso, l’atteggiamento di Dio verso l’uomo. La misericordia, che è il tema centrale di questa liturgia, viene sottolineata dalla parabola in diversi modi.  
Don Vincenzo Cuffaro

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