lunedì 10 marzo 2014

5° giorno La dolcezza e la consolazione che si prova nei momenti di preghiera o nella meditazione della Parola, non è la prova della nostra comunione con Dio. Tale prova si ha solo nell’amore per il prossimo.


La liturgia odierna accosta due letture che riguardano entrambe l’amore verso il prossimo. Il significato generale è che la conversione a Dio, quando è autentica, produce sempre un profondo mutamento nelle relazioni con il prossimo. Possiamo affermare senz’altro che la qualità delle relazioni con il prossimo è una chiara indicazione della qualità del rapporto che abbiamo instaurato con Dio. Di fatti, quando questo salto di qualità, sul piano relazionale, non si verifica, è segno che non c’è stata neppure la conversione. I brani di oggi vogliono dirci in sostanza proprio questo: l’amore di Dio e l’amore del prossimo non si possono mai separare, perché se uno ama Dio, avviene inevitabilmente che inizia ad amare anche il prossimo, nella medesima proporzione in cui ha iniziato ad amare Dio. In concreto possiamo desumere la misura con cui amiamo Dio, dalla misura con cui amiamo il prossimo. In questo modo nessuno può ingannare se stesso. La dolcezza e la consolazione che si prova nei momenti di preghiera o nella meditazione della Parola, non è la prova della nostra comunione con Dio. Tale prova si ha solo nell’amore per il prossimo.
 Don Vincenzo Cuffaro

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