domenica 9 marzo 2014

Quando ci si sente colpiti da qualche suggestione non è tempo di complessi ragionamenti, con la speranza di uscirsene a forza di parole, ma è tempo di silenzio interiore e di ritorno alla Parola.


Il tempo di Quaresima si apre con una grande meditazione 
sugli eventi cruciali che hanno come protagonisti 
Adamo e Cristo. 
Entrambi si trovano 
a confronto con un interlocutore extraumano 
e entrambi si trovano soli 
dinanzi a una potente suggestione. 
Adamo 
(ricordiamo, per inciso, che Adam in ebraico indica l’umanità nel suo insieme, e dunque la completezza uomo-donna) 
ne esce sconfitto, 
Cristo indica invece la metodologia della vittoria 
col suo esempio personale. 
Così, 
da un uomo è venuta la Morte, 
e da un Uomo è venuta la Vita. 
Non si tratta però di un semplice atto di controbilanciamento: 
la Vita che viene da Cristo è sovrabbondante 
rispetto alla Morte ereditata da Adamo. 
Si può facilmente cogliere la logica che ispira l’accostamento delle letture odierne, 
se si considera come la prima lettura costituisca una specie di controparte della narrazione evangelica. 
In entrambi i testi 
si trova la medesima tipologia di un uomo originario 
messo alla prova da una creatura extraumana. 
La seconda lettura accosta le due figure tipologiche l’una all’altra 
per trarne gli estremi di una storia di salvezza. 
Il parallelismo tra la prima lettura e il vangelo 
risalta in maniera molto più evidente se si parte dalla finale del brano di Genesi, 
e precisamente dalla triplice suggestione 
che la donna avverte osservando l’albero dell’Eden: 
era buono da mangiare
gradevole agli occhi 
e desiderabile per acquistare saggezza” (v. 6). 
Sembra che Cristo, nel deserto, 
si trovi dinanzi a una suggestione molto simile: 
c’è uno stimolo 
che riguarda il bisogno fisico della fame: “di’ che queste pietre diventino pane” (v. 3); 
c’è una suggestione 
che interessa lo sguardo: “gettati giù; sta scritto infatti. <<Ai suoi angeli darà ordini […] ed essi ti porteranno sulle loro mani […]>>” (v. 6); 
e una suggestione che riguarda la volontà di potenza: “gli mostrò tutti i regni del mondo […] e gli disse: <<Tutte queste cose io ti darò […]>>” (vv. 8.9). 
Sembra che dopo tanti millenni la strategia del diavolo non sia cambiata. 
O meglio, è l’uomo che non è cambiato, 
e perciò non è cambiata neanche la tecnica satanica di attacco. 
Cerca infatti di fiaccare la resistenza della creatura umana, 
cominciando dalle sue necessità fisiche, 
per raggiungere, in un secondo tempo, anche il suo spirito. 
E tutto questo può riuscirgli, 
ma solo dopo che ha cancellato il senso della paternità di Dio nella coscienza umana. 
Queste tre suggestioni attecchiscono nel cuore dei progenitori, 
dopo che, nella loro coscienza, 
Dio è divenuto un nemico; 
la proibizione si spiega allora non come un atto protettivo, 
ma come un atto mortificante. 
E anche qui, è sempre la stessa strategia: 
la volontà di Dio è di solito presentata, 
nell’inganno satanico, 
come una realtà contro l’uomo 
e non a favore della sua dignità
Come se Dio avesse un qualche interesse a chiudere le strade dell’uomo. 
Alla luce dell’atteggiamento di Gesù verso il nemico extraumano, 
si capisce che Eva ha commesso un errore fondamentale: 
si è messa a dialogare con lo spirito del male
ed è caduta in trappola. 
La forza dialettica e la potenza persuasiva del maligno 
superano qualunque sofista e qualunque sottile ragionatore che si crede furbo. 
Cristo dimostra praticamente che 
l’uomo non deve mettersi a tu per tu con chi è troppo più intelligente di lui. 
E lo fa, rispondendo allo spirito delle tenebre, 
con frasi brevi e di senso compiuto, 
ma soprattutto attinte dalle Scritture. 
Quando ci si sente colpiti da qualche suggestione 
non è tempo di complessi ragionamenti, 
con la speranza di uscirsene a forza di parole, 
ma è tempo di silenzio interiore e di ritorno alla Parola.  
Don Vincenzo Cuffaro

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