lunedì 21 febbraio 2011

lascia che tutta la delusione, il dolore, la rabbia vengano a galla


E’ noto che esiste una differenza tra isolamento e solitudine. L’isolamento come tale ha un carattere negativo: è l’uomo che vive disperatamente solo, magari in mezzo alla gente, ove comunque si sente non compreso e fallito; al contrario, la solitudine per ogni uomo, anche per l’uomo moderno, è un valore fondamentale. Ciò vuol dire che c’è un momento in cui l’uomo giunge a riconoscere che niente lo soddisfa davvero, che tutti i suoi metodi, tutte le sue esperienze, tutte le sue speranze lo hanno soddisfatto solo fino a un certo punto: rimane ancora un vuoto, un vuoto che soltanto Dio può colmare. È un’esperienza che non si fa quando ancora le cose si accavallano una sull’altra e si continua a sperare che ciascuna di esse riempia quel vuoto. Ma quando sopravviene lo scacco, allora ci si viene a trovare in quello stato di attesa e di vigilanza che fu lo stato di Mosè per 40 anni.
Ed ecco la solitudine di Mosè
Egli lascia che tutta la delusione, il dolore, la rabbia vengano a galla; 
non maschera né sopprime tutte queste cose, 
ma anzi le affronta, 
perché non ha più paura di guardare nella sua vita.
C.M. Martini, Vita di Mosè

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