lunedì 24 marzo 2014

17 giorno Così Dio si nasconde, per darci la possibilità di un atto di fede libero; se ci manifestasse con chiarezza la sua gloria, non sarebbe più possibile la fede, e noi cadremmo in ginocchio sotto il peso della sua gloria.


Il primo versetto chiave che dobbiamo mettere a fuoco, riguarda l’atteggiamento di Naaman nei confronti del profeta e la sua delusione quando Eliseo gli dice: “Va’, bagnati sette volte nel Giordano. La tua carne tornerà sana e tu sarai guarito. Naaman si sdegnò e se ne andò protestando”. Dal punto di vista di Naaman, l’azione di Dio dovrebbe essere caratterizzata da grandi manifestazioni di potenza; egli infatti è un uomo d’armi e ragiona nella linea del potere. Gli sembra che anche Dio debba fare come i potenti della terra, ostentando l’apparato della sua forza; invece, il profeta Eliseo gli indica una guarigione senza grandi manifestazioni istrioniche, senza segni e portenti che colpiscano la sensibilità degli spettatori. L’azione di Dio, che raggiunge l’uomo e lo guarisce nell’intimo, è un’azione umile e potente nello stesso tempo; non è mai portata avanti con manifestazioni straordinarie, che colpiscono e che fanno impressione: il Cristo del vangelo non fa mai nulla per impressionare. Non lo fa neppure quando ciò lo salverebbe da cocenti umiliazioni e dallo scherno degli sfaccendati. In generale, i profeti del Signore non sono degli illusionisti, e non si comportano mai come gli attori sulla scena; la potenza di Dio si manifesta certamente agli uomini, ma agisce con un pudore custodito dall’umiltà e dal nascondimento della sua opera. Naaman poteva rischiare, se fosse rimasto fermo al fascino della potenza, di non incontrare Dio nell’esperienza della guarigione. Se si fosse intestardito nella sua idea di un Dio che si impone con la sua potenza, o nella sua aspettativa di vedere il servo di Dio manifestare il carattere straordinario dei suoi carismi, forse se ne sarebbe tornato a casa lebbroso com’era venuto; del resto, la presentazione di questo personaggio, ci permette di comprendere la sua mentalità, come abbiamo già brevemente osservato: egli è il capo dell’esercito del re di Aram, un personaggio autorevole presso il suo signore, un uomo prode che capisce solo il linguaggio del potere. Per questo rimane disorientato dinanzi all’umile ingiunzione del profeta. Andando da Eliseo, egli rimane deluso quando si accorge che il profeta non vuole fare nessun prodigio davanti ai suoi occhi, ma gli dice semplicemente: “Và, bagnati sette volte nel Giordano. La tua carne tornerà sana e tu sarai guarito”.  Questo primo versetto chiave ci dà la misura e lo stile dell’azione di Dio, che passa nella nostra vita con umile potenza, volendo essere accolto liberamente, piuttosto che sotto la costrizione dell’evidenza della sua divina maestà. Così Dio si nasconde, per darci la possibilità di un atto di fede libero; se ci manifestasse con chiarezza la sua gloria, non sarebbe più possibile la fede, e noi cadremmo in ginocchio sotto il peso della sua gloria. Ma non sarebbe un atto libero. In fondo, anche un delinquente può agire da bravo cittadino, sotto la costrizione del potere giudiziario o per la paura della punizione.
Don Vincenzo Cuffaro

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