martedì 8 aprile 2014

30° giorno in quella occasione, come in questa, l’innalzamento del Figlio dell’uomo è collegato a un atto di fede da cui si può sprigionare tutta la potenza salvifica di questa sorgente di guarigione che è la croce.


 Oggi la liturgia della Parola accosta due brani tratti rispettivamente dal libro dei Numeri e dal vangelo di Giovanni. Questi due brani sono collegati in ragione di un evento, che si presenta nel testo dei Numeri come simbolo e nelle parole di Cristo come realtà: nel deserto a Mosè è chiesto di innalzare un’asta e su di essa porre un serpente: “Perché chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in vita”. Nel suo dialogo con i farisei Cristo si riferisce a questo evento narrato dal libro dei Numeri, applicandolo però a Se Stesso: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo allora saprete che Io Sono”. L’innalzamento del Figlio dell’uomo, in riferimento al testo dei Numeri, si era già presentato nel dialogo notturno con Nicodemo; e in quella occasione, come in questa, l’innalzamento del Figlio dell’uomo è collegato a un atto di fede da cui si può sprigionare tutta la potenza salvifica di questa sorgente di guarigione che è la croce. Non era il serpente sull’asta che guariva gli ebrei colpiti dal morso velenoso, bensì la fede nella Parola di Dio; in modo del tutto analogo, la croce su cui è stato innalzato il Figlio dell’uomo, si rivela come salvezza a chiunque crede. Nel dialogo notturno con Nicodemo, Cristo aveva annunciato il suo innalzamento come fosse prefigurato profeticamente da quell’asta innalzata da Mosè nel deserto, aggiungendo: “perché chiunque creda in Lui non muoia”.
Il tema della fede come sorgente di salvezza ritorna di nuovo, in collegamento con l’annuncio dell’innalzamento del Figlio, nelle parole conclusive del vangelo odierno, questi due elementi – cioè l’innalzamento del Figlio e la fede salvifica - sono ancora una volta accostati dall’evangelista: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo allora saprete che Io Sono”. E il testo si conclude: “E a queste sue parole molti credettero in Lui”. L’innalzamento del Figlio dell’uomo da solo non è dunque sufficiente a produrre la salvezza, se non si congiunge con un atto di fede personale.  
Don Vincenzo Cuffaro

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