domenica 27 aprile 2014

La pace che il Risorto offre alla comunità dei discepoli è la riconciliazione con Dio, ossia l’ingresso effettivo nella sua paternità. Il recupero dell’amicizia di Dio risana il cuore umano e lo mette in grado di vivere relazioni sane con tutti.


Le domeniche del tempo di Pasqua sono caratterizzate dai racconti evangelici delle apparizioni del Risorto e dai quadri della vita delle prime comunità cristiane, così come vengono a delinearsi negli Atti degli Apostoli. A ciò si aggiunge, come di consueto, la riflessione dell’Apostolo, costituita dalla seconda lettura. La liturgia odierna prende le mosse da due apparizioni del Risorto nel cenacolo, sottolineando i doni derivanti dalla risurrezione, che Cristo effonde sulla comunità dei discepoli. La prima lettura descrive lo stile della prima comunità cristiana di Gerusalemme e la seconda lettura commenta la rinascita battesimale, ossia l’inizio sacramentale della risurrezione individuale, primo dono del Risorto. Le tematiche pasquali si collegano variamente nelle letture odierne: la beatitudine di credere in Cristo, senza averlo visto, ricorre sia nel vangelo, nel discorso di Gesù a Tommaso, sia nella seconda lettura. Il mandato in favore della Chiesa, che gli Apostoli ricevono da Gesù nel vangelo, viene ripreso nella prima lettura, dove la prima comunità è assidua nell’insegnamento apostolico. Alla luce di queste corrispondenze si può risalire alla logica con cui i brani odierni sono stati accostati. Si tratta in sostanza di un itinerario che da Gesù conduce alla Chiesa, mediante il ministero apostolico. La presenza del Risorto in mezzo ai discepoli è un’esperienza di pacificazione: la parola “pace” ricorre tre volte sulle labbra di Cristo (cfr. vv. 19.21.26). Ma Egli non intende l’assenza di conflitti. La pace che il Risorto offre alla comunità dei discepoli è la riconciliazione con Dio, ossia l’ingresso effettivo nella sua paternità. Il recupero dell’amicizia di Dio risana il cuore umano e lo mette in grado di vivere relazioni sane con tutti. Una tappa essenziale del risanamento del cuore umano è costituita dall’accoglienza del dono dello Spirito. Nel caso degli Apostoli, questo fatto riveste una notevole importanza nei riguardi della Chiesa: solo degli uomini totalmente riconciliati e risanati nel cuore possono riconciliare e risanare la Chiesa. Così al “Ricevete lo Spirito Santo” (v. 22), Gesù aggiunge: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (v. 23). Ecco perché la lettura degli Atti descrive la prima comunità cristiana come una comunità riconciliata e radunata intorno agli Apostoli. La riflessione teologica dell’Apostolo Pietro collega la nostra risurrezione alla risurrezione di Gesù. Il Padre, infatti, “ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù” (v. 3). Pietro si riferisce, in primo luogo, alla rinascita battesimale, ma si riferisce anche alla totalità della speranza cristiana, che va ben aldilà dello sviluppo del battesimo in questa vita. Pietro parla anche di beni custoditi nei cieli per noi, custoditi da Dio, certamente, ma attraverso la nostra fede (cfr. v. 5). Ciò significa che chi non ha fede, disperde le proprie ricchezze celesti. Dall’altro lato, la fede – ricchezza che custodisce tutte le altre –, come l’oro, ha bisogno di passare per il crogiolo, e perciò è inevitabile che i cristiani siano “afflitti da varie prove” (v. 6), fino al conseguimento della “gioia indicibile e gloriosa” (v. 8), che è la meta della nostra fede.
Don Vincenzo Cuffaro

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