giovedì 1 maggio 2014

il cristiano non si sente suddito di nessuna istituzione umana, di nessuna autorità terrestre; tuttavia, ubbidisce alle leggi umane nella misura in cui esse riflettono la volontà di Dio, e si sente libero di trasgredirle nel momento in cui esse si ponessero contro Dio e contro l’uomo.


Non c’è dubbio che nel contesto prossimo del brano degli Atti, l’Apostolo voglia sottolineare, per contrasto, che il dono dello Spirito può essere dato solo a coloro che si sottomettono a Dio, intendendo dire, tra l’altro, che tale sottomissione a Dio esclude la sottomissione ad ogni autorità umana che non ne rifletta la divina volontà. Lo Spirito Santo non può riempire la persona che vive da suddito, o da schiavo delle cose di quaggiù. Si è liberi soltanto quando ci si sottomette a Dio in questi termini rappresentati da Pietro stesso, e dal suo esempio personale (che illustra da quale genere eroico di sottomissione a Dio derivi il dono dello Spirito Santo): “di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a Lui” (v. 32). Il suo rifiuto di sottomettersi ad un’autorità umana, che si pone contro Dio, commenta nel migliore dei modi l’inautenticità di una sottomissione come può essere la sudditanza a ciò che è umano, il che è sempre umiliante: il cristiano non si sente suddito di nessuna istituzione umana, di nessuna autorità terrestre; tuttavia, ubbidisce alle leggi umane nella misura in cui esse riflettono la volontà di Dio, e si sente libero di trasgredirle nel momento in cui esse si ponessero contro Dio e contro l’uomo. Questa è la sottomissione che ottiene da Dio il dono dello Spirito, una sottomissione come un servizio fatto unicamente a Dio, una sottomissione nobile ed elevata, a differenza della sottomissione ai poteri umani, sempre e comunque umiliante, in quanto non può essere che servile. Il dono dello Spirito comunque è dato a chi ha il coraggio di obbedire a Dio al di là delle istituzioni e dei poteri umani.  
Don Vincenzo Cuffaro

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