martedì 4 maggio 2010

TRE: dalla mente al cuore.

In quale modo ci applichiamo concretamente col cuore al regno di Dio? Quando giaccio nel mio letto, incapace di addormentarmi a causa delle mie molte ansie, quando compio il mio lavoro, preoccupato per tutte le cose che possono andare male, quando non riesco a liberare la mia mente per un amico morente, che cosa posso fare? […] vi sono alcune risposte che possono darci un utile orientamento. Una semplice risposta è passare dalla mente al cuore, dicendo lentamente una preghiera con la massima attenzione. Questa può sembrare l’offerta di una gruccia a chi chiede di guarire la sua gamba fratturata. La verità è, però, che la preghiera, pregata col cuore, risana. Se sapete a memoria il Padre nostro, il Credo apostolico o il Gloria, avete qualcosa con cui cominciare. Forse vi piacerà imparare a memoria il salmo 23: “Il Signore è il mio pastore…”, o le parole di Paolo sull’amore nella Lettera ai Corinzi, o la preghiera di San Francesco: “Signore, fammi strumento della tua pace…”. Mentre giaci nel tuo letto, guidi l’automobile, aspetti l’autobus o porti a spasso il tuo cane, puoi lasciare che le parole di una di queste preghiere attraversino la tua mente, semplicemente cercando di ascoltare con tutto il tuo essere ciò che esse dicono. Sarai continuamente distratto a causa delle tue angosce, ma se continui a tornare alle parole della preghiera, scoprirai gradualmente che le tue ansie diventano meno ossessive e che cominci a gustare veramente la preghiera. Quando la preghiera discenderà dalla mente al centro del tuo essere, scoprirai il suo potere di guarigione.
.(da: Henry Nouwen, Vivere lo spirito, Queriniana, pag. 82-85)

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